Mentre stanno iniziando ad arrivare i dati sui decessi a livello mondiale, il nostro stato di salute prima del contagio è il predittore di sopravvivenza più importante. In oltre il 10% dei decessi, infatti, la principale comorbidità è rappresentata dalle malattie cardiache.
C’è un motivo: quando siamo infetti, il nostro corpo ha un’aumentata richiesta metabolica per combattere l’infezione. Ciò significa che il corpo richiederà al cuore di fare di più. Nel caso del coronavirus, molto di più. Quando si è affetti da questo virus, la richiesta metabolica è solitamente da quattro a otto volte superiore al carico di lavoro normale del cuore. È un po’ come correre velocemente su per le scale.
Gli esperti concordano sul fatto che i pazienti affetti da malattia coronarica e insufficienza cardiaca siano a maggior rischio per quanto riguarda eventi acuti o esacerbazioni da infezioni respiratorie virali, con rischi ulteriori in caso di altre comorbidità (diabete, obesità, ipertensione, COPD, nefropatia).
È stato ipotizzato che l’influenza possa accelerare la rottura della placca, aumentare le citochine che destabilizzano le placche e provocare la cascata coagulativa, tuttavia i meccanismi causali con i quali l’influenza accelera questi eventi avversi non sono ancora chiari. Gli studi sui topi hanno evidenziato che il virus dell’influenza infetta direttamente le placche aterosclerotiche e causa un’infiammazione cellulare grave a livello vascolare. Inoltre vi sono prove concrete che l’infezione influenzale possa aumentare il rischio di sindromi coronariche acute e diversi esperimenti hanno dimostrato che la vaccinazione contro l’influenza può prevenire l’infarto miocardico.
Le linee guida per la prevenzione secondaria dell’American Heart Association (AHA) raccomandano la vaccinazione contro l’influenza come una misura per ridurre il rischio di disturbi cardiovascolari.
cancro: 5,6%
ipertensione: 6,0%
malattia respiratoria cronica: 6,3%
diabete: 7,3%
malattie cardiovascolari: 10,5%