Persino nei Paesi dotati di un’assistenza sanitaria ben sviluppata, l’assistenza ospedaliera è costellata di diverse sfide che interessano personale sanitario e pazienti. Una di queste riguarda il crescente carico amministrativo riconducibile a trattamenti complessi e, in alcuni Paesi più di altri, alla particolarità, soprattutto in ambito privato, delle assicurazioni sanitarie e della fatturazione. Ciò si traduce in maggiori costi amministrativi e in tassi superiori di burnout del personale sanitario, comportando un calo nella qualità delle prestazioni che di conseguenza si ripercuote sulla cura dei pazienti. Fortunatamente, esistono soluzioni tecnologiche in grado di eliminare o almeno mitigare sensibilmente i problemi amministrativi, migliorando così in maniera considerevole la qualità delle cure. La presenza di numerose misurazioni diagnostiche su un unico dispositivo, il salvataggio automatico dei risultati nelle cartelle delle pazienti e la condivisione immediata per avere un secondo parere fanno una grande differenza.
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Nella gran parte dei Paesi sviluppati i costi dell’assistenza sanitaria stanno salendo e si prevede che questa tendenza continuerà principalmente alla luce del rapido aumento della popolazione anziana. Si tratta infatti del gruppo demografico in più veloce crescita a livello mondiale per le migliori condizioni di vita e i progressi compiuti nel campo della medicina preventiva e curativa [1]. I costi sono fortemente aumentati durante la pandemia di COVID-19, in particolare quelli amministrativi [2] [3]. Uno studio comparativo condotto nel 2014 sulla situazione in otto Paesi sviluppati ha scoperto che, negli Stati Uniti, i costi amministrativi rappresentavano il 25,3% delle spese ospedaliere complessive, seguiti da Paesi Bassi (19,8%) e Regno Unito (15,5%), mentre la Scozia (11,5%) compariva alla fine dell’elenco [4]. Per fare un confronto, solo nel 2019, la spesa amministrativa totale sostenuta dal settore sanitario degli Stati Uniti ha raggiunto una cifra di quasi 950 miliardi di dollari [5].
Uno dei motivi principali per gli elevati costi amministrativi della sanità statunitense risiede nel suo sistema di assicurazione sanitaria privata altamente complesso, che grava ulteriormente su personale medico e sanitario poiché richiede l’espletamento di mansioni non direttamente connesse al loro titolo di studio. Questo aspetto ha avuto molte conseguenze negative sui sistemi sanitari che esigono l’esecuzione di lunghe procedure amministrative a discapito del tempo e della qualità da dedicare a esami e trattamenti. Una conseguenza sono i sempre più frequenti episodi di burnout a carico del personale sanitario.
Il burnout non è un fenomeno nuovo, ma sta diventando sempre più diffuso [6] [7]. Uno studio ha riscontrato che il personale più a rischio è quello infermieristico e paramedico, mentre i medici si piazzano poco dopo [8]. L’incidenza del burnout varia notevolmente a seconda delle diverse specialità mediche. Urologi, neurologi e nefrologi sono i più inclini a sperimentare il burnout, mentre chi si occupa di chirurgia generale, psichiatria e ortopedia rientra tra le categorie meno colpite [9].
A prescindere dalla specialità, il problema maggiore dei medici in relazione al proprio carico di lavoro sono proprio le mansioni amministrative, che necessitano di molto tempo costituendo quindi un fattore trainante per lo sviluppo del burnout. In generale, i medici ritengono l’attività amministrativa meno importante dell’attività medica. La sensazione che il proprio lavoro abbia poca rilevanza è un fattore determinante del burnout. Alcune ricerche dimostrano che i medici che dedicano molto tempo alle mansioni amministrative sono maggiormente soggetti a segnalare una minore soddisfazione professionale e a sperimentare il burnout [10]. Inoltre, hanno l’impressione di disporre di meno tempo da dedicare ai pazienti a causa degli oneri amministrativi.
Molti ospedali hanno ovviato a questo problema delegando il numero più alto possibile di mansioni amministrative al personale infermieristico. Tuttavia, questa non si può considerare una buona soluzione poiché espone il personale infermieristico a episodi di burnout, condizionando di conseguenza la qualità delle cure nei confronti dei pazienti [11].
Il burnout è normalmente correlato a un calo nelle prestazioni lavorative in settori differenti. L’assistenza sanitaria non ne è esente, anche se indubbiamente le sue conseguenze possono risultare molto più gravi. Il burnout non incide solo sul personale medico, ma anche sulla peggiore qualità delle cure e sulla minore soddisfazione dei pazienti [12] [13] [14] [15] [16] [17]. In più, alcuni studi attestano la relazione tra burnout del personale infermieristico e il modo in cui valutano la cultura della sicurezza e la qualità delle cure dell’ospedale. Il tasso aggregato del burnout del personale infermieristico è inoltre associato a misure di qualità ospedaliera rese pubbliche [18] [19] [20].
Una ricerca ha inoltre svelato il legame tra burnout ed errori medici, scarsa professionalità e perfino denunce di negligenza [21] [22] [23] [24]. Uno studio ha anche riscontrato una correlazione tra il tasso di mortalità dei pazienti e il livello aggregato di burnout dei membri dell’équipe medica responsabile delle loro cure [25]. Emergono risultati preoccupanti per i quali non potrebbe esserci una semplice soluzione globale poiché la burocrazia in generale, non solo nel settore della sanità, è restia ai cambiamenti. Ciononostante, la tecnologia può fornire aiuto e ottimizzare in modo efficace alcune mansioni amministrative, agevolando la condivisione dei dati dei pazienti per permettere diagnosi più rapide, contribuendo alla riduzione degli errori medici, soprattutto di trascrizione, e migliorare al tempo stesso la complessiva qualità delle cure. Un esempio è il MESI mTABLET.
Il MESI mTABLET è una soluzione diagnostica versatile e intuitiva che si integra perfettamente nel sistema FSE. Offre la possibilità di effettuare misurazioni differenti con strumenti diagnostici wireless e app di supporto clinico. Tutte queste funzioni sono adatte all’uso durante l’assistenza ospedaliera, come ad esempio, misurazioni ECG a 12 derivazioni, spirometria avanzata e pulsossimetria. È possibile scegliere tra una serie di strumenti di misurazione e creare un sistema diagnostico che rispecchia le proprie esigenze. La tecnologia digitale impedisce errori di trascrizione dato che tutti i risultati delle misurazioni (ad es. pressione sanguigna) vengono automaticamente salvati nella cartella del/della paziente. L’accesso alle misurazioni precedenti dei pazienti permette di fornire informazioni sul loro andamento. Qualunque sia il numero di strumenti che si utilizza, è possibile inserirli tutti in un singolo pratico trolley, con tanto spazio per altri accessori.
Ogni sistema diagnostico MESI mTABLET è provvisto di serie di MESI mRECORDS – un archivio su cloud di tutte le misurazioni eseguite con il tablet, accessibile da qualsiasi dispositivo con connessione Internet. Ciò consente di accedere facilmente e velocemente ai dati da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, favorendo una comunicazione migliore e più affidabili tra medici. (N.B.: è possibile creare diversi gruppi di lavoro e livelli di autorizzazione). In questo modo, si ha l’accesso ai risultati diagnostici più recenti e alle misurazioni precedenti del/della paziente –, un vantaggio che sfocia in una migliore qualità delle cure.
MESI mRECORDS si rivela estremamente pratico per chi non utilizza un’altra soluzione FSE. Tuttavia, chi l’utilizza, può facilmente integrare questo sistema in MESI mTABLET. In questo caso, la misurazione di un/una singolo/a paziente può essere prelevata dal sistema FSE; i risultati verranno poi automaticamente salvati nel FSE e in MESI mRECORDS.
Le cartelle cliniche elettroniche offrono numerosi vantaggi per migliorare la qualità delle cure. Rispetto alle cartelle cliniche cartacee permettono una condivisione più veloce e più semplice del risultato di una misurazione diagnostica per richiedere un secondo parere, in particolare se la condizione del/della paziente è grave [29] [30] [31]. Numerosi studi lo confermano, constatando una correlazione positiva tra l’impiego delle cartelle cliniche elettroniche e migliori risultati clinici dei pazienti. La stessa percezione vale per gli utenti del MESI mTABLET. Ad esempio, uno specialista in medicina di famiglia ha salvato la vita a un paziente di 71 anni che manifestava i sintomi di un infarto miocardico (seppure con alcune funzioni vitali entro i limiti normali) utilizzando il MESI mTABLET ECG e condividendone i risultati con un cardiologo fuori sede che ha confermato la gravità della condizione. Il paziente è stato quindi portato in ospedale in elicottero e ricoverato nel laboratorio di cateterizzazione, dove ha ricevuto le cure necessarie. Un altro utente del MESI mTABLET ECG ha individuato la presenza di un infarto miocardico NSTEMI in un paziente di 55 anni, che è stato quindi sottoposto a un’angiografia coronarica (inserimento di uno stent nell’arteria LCx a causa di una trombosi del 90%).
L’impatto delle cartelle cliniche elettroniche sulla riduzione degli oneri amministrativi è ben documentato. È stata inoltre dimostrata la combinazione vincente tra queste e i dispositivi di misurazione diagnostica digitale [26] [27] [28]. I benefici sono evidenti nell’assistenza ospedaliera e nei reparti in cui l’eccessivo lavoro amministrativo matura costi inutili e ostacola la qualità medica e assistenziale, ad esempio a livello delle cure primarie.