Oggigiorno la salute polmonare è al centro dell’attenzione come mai prima d’ora, soprattutto a causa dell’epidemia di COVID-19 che ha causato il caos in ogni settore della società umana. Purtroppo, la COVID-19 non è l’unica patologia polmonare complessa, perché ce ne sono altre che hanno una prognosi sfavorevole. Un buon esempio è l’ipertensione arteriosa polmonare, una patologia piuttosto rara ma che comporta elevate difficoltà e spese di diagnosi, gestione e trattamento.
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L’ipertensione arteriosa polmonare (nota anche come PH, PHTN o PAH) è una condizione cardiopolmonare caratterizzata da un progressivo aumento delle resistenze vascolari polmonari e della pressione arteriosa che porta a insufficienza cardiaca destra e morte prematura [1] [2] [3]. La causa esatta dell’ipertensione polmonare primaria è sconosciuta (ma la condizione potrebbe essere ereditabile in alcuni individui), così come la prevalenza a livello mondiale, sebbene esistano dati concreti per alcuni Paesi [4] [5] [6]. La prevalenza stimata dell’ipertensione polmonare è di circa 12,4 pazienti per milione negli Stati Uniti, 15 pazienti per milione in Francia e fino a 52 pazienti per milione in Scozia [7] [8] [9]. Si tratta di numeri piuttosto bassi rispetto, ad esempio, alla broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che si stima affligga fino al 7,6% della popolazione globale [10].
Le possibili cause dell’ipertensione polmonare, di natura cardiovascolare o polmonare, sono numerose e pressoché equivalenti a quelle di altre eziologie, tanto da indurre le organizzazioni sanitarie e gli organismi professionali a classificare la malattia in diversi gruppi distinti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ipertensione arteriosa è suddivisa in cinque gruppi [11] [12]:
Il trattamento di ciascun tipo di ipertensione polmonare è generalmente molto diverso, anche se vi è una certa sovrapposizione. Il denominatore comune a tutti è il costo significativo e l’elevato onere associato sia per il paziente che per l’assistenza sanitaria.
Non esiste una cura per l’ipertensione polmonare, indipendentemente dall’eziologia, e gli operatori sanitari possono al massimo mitigare i sintomi e trattare la malattia causale sottostante. Le opzioni di trattamento sono sia farmacologiche che chirurgiche, tra cui la tromboendarterectomia polmonare e, infine, il trapianto di polmone [14] [15]. A prescindere dal regime di trattamento esatto per ogni paziente, i costi sono significativi.
Si stima che negli Stati Uniti la spesa sanitaria media totale associata all’ipertensione polmonare per paziente sia di circa 98.243 dollari per un periodo di follow-up di 12 mesi [16]. I dati relativi ad altri Paesi sono più limitati e ambigui. Uno studio ha rilevato che i costi totali del trattamento per 384 pazienti ricoverati in Francia nel 2013 si aggiravano intorno ai 3.640.382 euro [17].
Le sofferenze dei pazienti, sia fisiologiche che psicologiche, sono altrettanto significative [18] [19] [20] [21] [22]. Questi pazienti presentano tassi più elevati di depressione, panico e disturbi d’ansia e una qualità di vita generalmente ridotta [23] [24] [25]. È inoltre dimostrato che i sintomi depressivi sono associati a una peggiore funzionalità fisica valutata con il 6MWT [26].
La correlazione tra il 6MWT e la depressione non è l’unico indicatore diagnostico utile di questo semplice ma completo strumento di valutazione nei pazienti con ipertensione polmonare. Il 6MWT è un indicatore prognostico utile per la mortalità a lungo termine legata all’ipertensione polmonare e per il rischio di ospedalizzazione; uno studio ha rilevato che i pazienti in grado di camminare per almeno 400 metri nel tempo assegnato (6 minuti) avevano in media le migliori prospettive [27]. Viene utilizzato anche per seguire il decorso della malattia e per valutare la capacità funzionale, che può avere un valore a sé stante o essere solo un altro parametro di salute nell’ambito di indagini diagnostiche più approfondite [28] [29].
I cambiamenti nella capacità funzionale sono da tempo utilizzati per valutare l’efficacia di nuovi farmaci e altri interventi terapeutici in diverse malattie e non fa eccezione l’ipertensione polmonare [30] [31]. Il 6MWT è un parametro utile per valutare l’efficacia dei trattamenti e dei regimi terapeutici per pazienti specifici, che dovrebbero registrare un miglioramento significativo della loro capacità funzionale. Il concetto di miglioramento significativo è oggetto di dibattito e può variare da paziente a paziente. In altre parole, i medici dovrebbero mirare a migliorare il benessere del paziente ed essere consapevoli di un cambiamento relativo nella distanza percorsa a piedi come prodotto dei loro sforzi e meno preoccupati della distanza percorsa in assoluto [32].
Il 6MWT è uno strumento prezioso nella gestione dell’ipertensione polmonare e per valutare l’efficacia dei regimi di trattamento e seguire il decorso della malattia.
Vuoi saperne di più sull’uso del 6MWT nella gestione di altre patologie? Leggi le informazioni sulla valutazione dell’insufficienza cardiaca, sulla della funzionalità respiratoria e dell’idoneità funzionale degli anziani.