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Successo dei check-up di routine con il MESI mTABLET ABI. Un caso studio dell'infermiera di pratica avanzata Aurélie Rouffy in Francia


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Aurélie Rouffy è un’infermiera di pratica avanzata (Fr. infirmière en pratique avancée, IPA) ad Adriers, nella Francia occidentale. Dopo dieci anni da infermiera privata (Fr. cabinet infirmier), si è qualificata come infermiera di pratica avanzata in patologie croniche stabilizzate. Di conseguenza, oggi lavora principalmente con i pazienti cronici in materia di formazione, rinnovo delle prescrizioni mediche, controlli e follow-up delle patologie a loro associate.

I check-up preventivi rappresentano una parte essenziale della sua attività– anche grazie al MESI mTABLET ABI. Lo utilizza sia in ambulatorio che presso le case dei pazienti (ad esempio, al momento di rinnovare la prescrizione medica, quando ha il sospetto della presenza di PAD). Il caso studio seguente evidenzia l’importanza dei controlli di routine dei gruppi a rischio.

Caso studio

Il paziente era un 70enne inglese residente in Francia. Oltre ad essere in sovrappeso e iperteso, conduceva uno stile di vita piuttosto sedentario. Nonostante ciò, lo stato di salute sembrava normale e non presentava alcuna difficoltà di deambulazione in termini di zoppia o dolore. A causa della presenza di diversi fattori di rischio, fu eseguito un check-up ABI.

Il risultato della misurazione dell’ABI si rivelò molto negativo – con valori compresi tra 0,6 e 0,8.  L’infermiera Rouffy si rivolse con urgenza allo studio di angiologia con cui opera abitualmente dove sanno che lei dispone del MESI mTABLET ABI. Dopo aver condiviso il risultato dell’ABI, riuscì ad avere un appuntamento d’emergenza per il suo paziente. Fu confermata la diagnosi di PAD avanzata e il paziente fu sottoposto a un intervento di rivascolarizzazione. In quella occasione, gli specialisti vascolari scoprirono anche un aneurisma dell’aorta addominale, che richiese un’operazione d’emergenza.

Example of the MESI mTABLET ABI result screen.

Aurélie Rouffy afferma: Consiglio il MESI mTABLET perché consente davvero una valutazione arteriosa efficace nei gruppi a rischio come gli anziani, soprattutto perché questi ultimi possono ignorare i sintomi e attribuirli all’età.

Infermiera di professione e volontaria. Un’intervista a Aurélie Rouffy

Aurélie Rouffy si è laureata in infermieristica nel 2007. Dopo aver lavorato per un breve periodo in un ospedale, ha svolto l’attività di infermiera visitatrice (Fr. infirmière libérale) per 10 anni. Ha poi conseguito un master in infermieristica di pratica avanzata con specializzazione in patologie croniche stabilizzate, prevenzione e patologie comuni nell’assistenza primaria. Ad oggi fa parte di una struttura sanitaria pluriprofessionale che opera nella campagna francese. Da oltre 15 anni, è anche attiva come infermiera volontaria dei vigili del fuoco.

Qual è stata la motivazione che l’ha spinta a diventare infermiera e poi infermiera di pratica avanzata?

Ho sempre voluto essere un’infermiera, quindi non ho mai avuto dubbi a frequentare un istituto di formazione per infermieri (IFSI) per ottenere un diploma statale. Ma dopo quasi 15 anni di attività, volevo acquisire nuove competenze e crescere ulteriormente, quindi ho deciso di intraprendere gli studi per diventare infermiera di pratica avanzata.

In cosa consiste il suo lavoro di ogni giorno? Quali sono le sfide e i riconoscimenti maggiori?

Vedo i pazienti per un consulto, per rinnovare le loro terapie, per monitorare le loro patologie e per effettuare esami clinici e, se necessario, ulteriori accertamenti. La professione dell’infermiera di pratica avanzata è nuova, quindi la sfida fondamentale è quella di farsi strada nel sistema sanitario; è una battaglia costante per dare vita a una nuova professione. La difficoltà maggiore è quella di fare accettare questa professione. Tuttavia, il riconoscimento è la qualità dell’assistenza che offre. Non si può negare il riscontro positivo dei pazienti e l’impatto dello screening e della prevenzione sul miglioramento della loro salute.

Uno dei compiti più importanti dell’assistenza primaria è la diagnosi precoce delle patologie. A tale proposito, le malattie cardiovascolari sono tra le più letali. In Francia, l’Arteriopatia periferica (PAD) colpisce più di 2 milioni di persone ed è estremamente pericolosa perché il 70% dei pazienti non mostra sintomi. In che modo il ricorso alla tecnologia contribuisce alla diagnosi precoce e quale ruolo svolge lei?

Eseguo check-up di routine sui pazienti a rischio (diabetici, pazienti con disturbi cardiaci, pazienti post-ictus, ecc.), nonché su coloro che accusano dolore o difficoltà di deambulazione. La collaborazione con uno studio di angiologia mi consente di ottenere degli appuntamenti in tempi brevi quando mi rivolgo a loro, e si concorda di sottoporre i pazienti a un’ecografia Doppler degli arti inferiori e delle arterie sovra-aortiche contemporaneamente, per non perdere tempo. Di fatto, il 15% degli screening effettuati nei primi 6 mesi di attività ha mostrato anomalie con risultati ABI talvolta catastrofici. Questi screening sono stati tutti successivamente confermati da una diagnosi di PAD, e nel 50% dei casi da un intervento chirurgico.

Di norma, anche grazie al MESI mTABLET ABI, possiamo individuare i casi più problematici prima che sia necessario un intervento chirurgico. Si può quindi iniziare con una terapia farmacologica e/o con cambiamenti dello stile di vita (ad esempio, incoraggiando i pazienti a camminare e a fare più esercizio fisico).

Potrebbe descrivere in che modo il suo lavoro, i controlli e le misure diagnostiche che esegue si inseriscono nel coordinamento tra personale medico e infermieristico?

Sorveglio i programmi di cura, prendo appuntamenti con l’angiologo, preparo i referti per l’ecografia Doppler degli arti inferiori e delle arterie sovra-aortiche e fornisco consigli per una terapia appropriata. C’è sempre uno scambio di comunicazioni con il medico di base; per esempio se è necessario modificare una terapia, il paziente viene ricontrollato dal medico o da me – è una collaborazione basata sulla fiducia. Ricevo anche il referto dell’angiologo, proprio come il medico di base.

Cosa consiglierebbe o coloro che stanno pensando di diventare infermieri/e o infermieri/e di pratica avanzata?

Gli direi che, anche se il percorso è lungo, si tratta di una carriera gratificante.


Aurélie Rouffy è un’infermiera di pratica avanzata specializzata in patologie croniche stabilizzate, prevenzione e patologie comuni nell’assistenza primaria. Gestisce il suo studio ad Adriers (86, Francia), all’interno di una struttura sanitaria pluri-professionale in un’area di campagna.